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La fase di non possesso nel fantacalcio

A due giornate dal termine dell’edizione del Fantacalciopoli, a dispetto di quanti, vigliacchi
(‘Preferisco essere suonato come un trombone, che trombato come una suona. E comunque, se mi trombano non vado all’Isola Dei Famosi.” (J.M.) (che non è Jim Morrison))  continuano a negare le proprie nefandezze nascondendosi dietro il ricorso al Dio Culo, che creò il Fantacalcio in 6 giorni e il 7° andò ad Arcore, tratteremo qui uno dei caposaldi della gestione tecnica di un team perfetto.
Ci riferiamo ovviamente alla fase di non possesso.
Giunti a questo punto, e nell’attesa di una più ampia ed esaustiva disamina di ogni partecipante, ci limiteremo  ad evidenziare le ragioni, risiedenti appunto nel non possesso, che hanno estromesso 5 degli 8 concorrenti iniziali.
Partiamo dal fondo.
LUIGI: non possiede lo stesso DNA del più nobile fratellone. E quest’anno il limite è grosso.
BONIFACIO:  non possiede VERGOGNA, avendo affrontato un fantacalciopoli con un attacco composto di Eder e Di Michele vari. Abbiamo pensato potesse provare a redimersi nel corso dell’anno, ma l’acquisto di BerCessio (seppure Golleggiante nell’ultimo turno) gli ha sottratto ogni alibi.
ENZINHO:  non possiede il SENSO DELLA MISURA. L’incostanza (ma anche l’avventatezza – volevamo dire la coglionaggine, ma ci esimiamo) gli hanno precluso due ultimi fine settimana di emozioni.
SERGIO:  possiede, ma ancora per poco, UN POSTO DA ALLENATORE. Non ci sentiamo di infierire oltre.
DANILO:  non possiede EL NINO MARAVILLA. Pensiamo che se ad un certo punto del campionato avesse pensato di proporre uno scambio alla pari con Pastore, forse avrebbe vinto il fantacalcio. Quindi non possiede nemmeno intuito.

Grazie a tutti, appuntamento alla prossima settimana con un altro fondamentale del fantacalcio, ovvero il gioco corale.